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AD UN GIORNALE
- Signor direttore,
Un amico mi domandò un libretto d’opera e glielo feci. Lo feci male per cento ragioni, metà delle quali indipendenti da me, ma ad ogni modo lo feci male, anzi malissimo. Nel fabbricarlo m’accorgevo bene che razza di roba m’usciva di corpo, ma in quel tempo non dovevo alcun riguardo ad un pseudonimo sconosciuto, nè pensavo ad una possibile pubblicazione. I nodi però vennero al pettine e l’amico, sulla soglia del palcoscenico, suppose che la notorietà del pseudonimo potesse aiutarlo. Accadde precisamente il contrario, ma intanto cedetti all’amicizia e firmai una Cloe che non avrei firmato nemmeno per scherzo.
Nel Crepuscolo di Genova, Anno II, N. 39, un signor Arnaldo mi pettina a dovere a proposito della Cloe e mi canzona con una certa ironica superiorità che mi fa sospettare in lui un collega in