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38 | Brani di vita |
quenza maravigliosa, le delizie di una passeggiata da farsi nel santo giorno, con un sole splendido ed un cielo sereno, sino ai giardini pubblici, dove al caffè vendono i dolci tanto buoni. Il signorino mi ascoltava serio serio, colle mani dietro la schiena alla napoleonica, e pareva soddisfatto della magnifica prospettiva di vedere i pesci rossi nel laghetto e di mangiare i pasticcini al caffè, quando ad un tratto mi ha chiesto a bruciapelo se ci sarà poi anche la neve!
La mia autorità è in pericolo! Come potrò io godere ancora la confidenza del mio primogenito che ho ingannato così? Mi domando spaventato con quali doni potrò asciugare le lacrime della sua prima disillusione. C’è in una bottega un tramway di latta coi cavalli di legno che gli deve aver ferito la fantasia; ma basterà a fargli dimenticare la neve promessa? Io domando a che cosa serve l’Ufficio Meteorologico Centrale che manda tanti curiosi telegrammi ai giornali? A che cosa serve leggere nel foglio della sera che oggi è stato bel tempo? C’è bisogno di telegrafarlo da Roma, quando già io sono uscito senza pastrano? Quanto più utile sarebbe quell’Ufficio se sapesse dire in tempo ai poveri padri di famiglia: — Badate di non promettere la neve pel giorno di Natale ai vostri bimbi, perchè quel giorno sarà sereno! — Allora si capirebbe il perchè di tanti impiegati e di tanti telegrammi. Ma a mezzanotte non sanno dire che tempo farà al tocco. Oh, la scienza! Meglio il lunario, che almeno qualche volta ci coglie.
Iddio misericordioso mi tenga le sue sante mani sul capo e non permetta mai ch’io faccia di questo