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454 | Brani di vita |
Non basta l’osservazione di un centinaio di casi per dedurne una legge. Se le osservazioni poi sono fatte collo stesso scrupolo con cui sono accettati gli aneddoti biografici più soggetti a cauzione, c’è da perdere la dovuta venerazione alla psichiatria. Prima d’ammettere come fatti scientificamente provati che il Buffon un giorno, immerso ne’ suoi pensieri, si arrampicò sopra un campanile e ne discese per le corde sempre inconscio di sè e senza accorgersene, o che il pittore Francia morì di piacere alla vista di un quadro di Raffaello, o che l’Alfieri non poteva mangiare quando il suo cavallo non aveva nitrito, ed altre amene frottole, mi pare che ci si debba pensare. O come, il Buffon non sentì le campane suonare nel suo curioso viaggio su per le corde? L’Alfieri a buon conto era appena di malumore quando il cavallo non aveva nitrito ed anche questa poi fu una chiacchiera della contessa d’Albany che potè esser detta benissimo per celia. Queste storielle si trovano senza dubbio stampate in qualche libro, ma per uno scienziato, l’essere una notizia stampata non è prova della sua autenticità. È una fiaba che l’Ariosto incoronato desse in clamori pazzeschi. La fiaba è a stampa, ma sono a stampa anche le confutazioni.
In un grosso volume destinato a provare che i delinquenti sono matti o mattoidi, tra le altre dubbie storie ce n’è una che a me consta non vera affatto. Il psichiatra vuol provare che i delinquenti, perchè appunto mattoidi, si tradiscono spesso e qualche volta prima anche di commettere il delitto. Ed a prova