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36 Brani di vita


Accorsi, ma sull’uscio la signora Giovanna che entrava affaccendata, mi fermò col suo non si può rigido ed alle mie domande non rispose che con una alzata di spalle chiudendo l’uscio Non potevo star fermo, mi mordevo le labbra, mi tiravo i capelli ed avevo caldo. Aprii la finestra, dalla quale irruppe nella camera la luce chiara e diffusa del mattino fatta più viva dal riflesso bianco della neve. Di fuori non c’era altri che la guardia del gas che spense correndo gli ultimi lampioni, poi più nessuno. Il silenzio ridivenne profondo e cupo. Mi pareva, non so perchè, che stesse per accadere una disgrazia.

Quando Iddio e la signora Giovanna lo permisero potei entrare. Mi chinai sul letto e chiesi a mia moglie:

— Come va?

— È rinata la Lina. — rispose sorridendo.

Nella culla bianca, affondata tra i veli ed i pizzi, giaceva la nuova venuta riposandosi della fatica fatta nel venire al mondo. Quando allontanai il copertoio per vederla, la neonata aprì gli occhi e mi guardò.

Era lei! Erano i suoi occhi, i suoi dolci occhi, azzurri come le mammole! Era la povera morta che mi guardava ancora cogli occhi della sorellina!

Come non diventano matti i babbi in certe occasioni?

Oh, Santo Natale della bimba mia, che tu sia benedetto!