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Di nuovo 431


Quanto al concetto, è una imitazione d’imitazione. Lo stile è un calco, è un mosaico dove si trovano interi versi di Dante o di altri appena cambiati in una parola. L’episodio di Ugo è una imitazione un po’ della Francesca, un po’ dell’Ugolino, e la chiusa dell’episodio che piace tanto al nipote dell’inventore della pila, confina col comico; dice.

     E svolazzò lo spirto sospirando!


Sarà del Leopardi insomma, ma questo non deve influire sulla verità. Sarà del Leopardi, ma è una povera, poverissima cosa. Il Leopardi stesso del resto ha giudicato, accettando poche terzine dopo molte correzioni: dato sempre che il Leopardi abbia corretto e non dato che altri abbia scorretto il Leopardi. Se il povero poeta vivesse ancora e il signor Giovannino Volta gli avesse voluto fare un tiro da galera, non poteva forse fargliene uno peggiore che pubblicando questo imparaticcio che fa a pugni con tutte le convinzioni filosofiche e con tutta l’arte squisita del recanatese.

Per questa sconciatura e per la prefazione, della quale non dico nulla temendo che si possa sospettare qualche impossibile antipatia in me contro l’egregio nipote dell’inventore della pila, fu incomodata una illustre accademia milanese, si fecero suonare le trombe tutte dei giornali ed il monte ha partorito. Dico, e torno a dire sconciatura, l’avesse fatta anche il Padre eterno; poichè in fin dei conti se la critica deve usare delle ipocrisie, può andare al Gesù, ma non caverà un ragno da un buco. So