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Per un sonetto 399

accuse di tiepida fede; lo voglio concedere. Ma non ammetto e non concederò mai che l’autorità spirituale possa e debba farsi tutrice e vindice dell’onor coniugale e della integrità genitale dei credenti. In caso, il mandato spetterebbe piuttosto al Signor Sindaco di Faenza. Torno quindi a negare recisamente al Vescovo il diritto di querelarsi per parole non dirette a Lui ed affatto estranee al ministero che egli esercita, sia pure per placet sovrano.

E così il piato finisce in tronco. Ma poichè mi sono negate le prove, non pel Vescovo, il quale non vuol essere chiarito, ma vendicato e compensato; non per l’attore che stimo carente di ogni azione verso di me per questo capo, bensì per chi non si acquetasse così subito al mio risoluto e giusto diniego di discutere questo punto impertinente alla causa, aggiungerò poche parole.

Vorrei sapere come si fa, quando si vogliano distinguere e nominare i diversi individui che compongono un gregge, come si fa ad usare parole diverse da quelle che usai. Fin dai tempi di Abramo, quest’ente collettivo era composto 1.° e in maggioranza, da pecore e da capre di varie età e colori — 2.° dai babbi e mariti delle pecore o delle capre — 3.° dagli zii, fratelli, cugini od altrimenti legati in parentela colle due classi suddette, ma destinati al celibato per forza.

Ci sarebbero anche i cani, i quali benchè non della famiglia, pure per l’ufficio loro fanno parte del gregge; ma se li nominavo, il verso mi cresceva di tre sillabe e del resto non avrei migliorata la mia