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394 | Brani di vita |
di questo? Fosse pure Monsignor Cantagalli Quasimodo od Antinoo, Sciosciammocca o Cicerone, giovane per la leva o vecchio per la tomba, peggio o meglio per lui; non me ne cale. Non è con Lui o contro di Lui, uomo e persona, che ho parlato e parlo: è col Pubblico Ufficiale, coll’investito di autorità, col Pastore parteggiante e combattente che io voglio e debbo discutere.... se mi lasciasse discutere.
Assodato questo che, come Ella ben vede, risponde alle intenzioni mie che Le ho già esposte ed alla lettera dello scritto per cui sono imputato, aggiungerò ancor poco per difendere colle chiose quell’opera orrenda ed infernale per cui Monsignore incomoda Lei che avrà faccende ben più gravi ed importanti da esaminare operosamente. Dico “poco” perchè, Le confesso, mi ripugna di scendere a queste quisquilie di parole e di virgole, mentre vorrei vedere la quistione portata più in alto che non siano le ingegnosità interpretative intorno al titolo “de verborum significatione”.
E quanto ai primi quattro versi, l’obolo di S. Pietro non si raccoglie dunque più a Faenza? Eredità non se ne fecero da Monsignore? Le feste, le novene e i suffragi non sono forse inseparabili dalle funzioni ecclesiastiche per le quali si chiede un volonteroso concorso, e dal giro di quelle cassette, borse e strumenti simili, divenuti così importuni che un cristiano non può oramai più inginocchiarsi a pregare in una chiesa senza vederseli sotto al naso, passare e ripassare e sbatacchiare insistenti e insolenti? E i Centenari e i Giubilei non sono forse più fioriti di