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392 Brani di vita

guerra della reazione intransigente, in ausilio di propositi, di idee, di metodi per me contennendi. E non altro, non altro.

Ma è pur forza lasciar andare tutto questo, che, se spiega la mia condotta e la mia intenzione, non è campo dove Monsignore mi sfidi a combattere poichè non mi ci potrebbe interdire l’uso delle armi. Ed è pur forza scendere a discutere intorno a quel povero sonetto che serve di pretesto alla persecuzione ed a qualche cosa d’altro. Ma come potrei fare a discuterlo senza citarlo? E Monsignore non mi querelerà come recidivo, raddoppiando la richiesta della multa? Non ne rimarrei troppo sorpreso, benchè sia certo che Ella e il Tribunale vedrebbero bene che qui non è il caso di animus iniuriandi, ma di imprescindibile necessità di giusta difesa. Comunque, eccole l’infelice sonetto.

PARLA IL PASTORE

Oboli, eredità, feste, novene,
     Centenari, suffragi e giubilei,
     Fulmini ai framassoni ed agli ebrei,
     Ogni cosa mi frutta e frutta bene.

Lo Stato mi protegge e mi sostiene,
     Nessun s’impiccia degli affari miei,
     Avrò il cappello prima del Iaffei
     E del resto accidenti a chi ci tiene.

Ah, come rido quando sento il chiasso
     E il balordo furor degli affamati
     Che si quieta coi viva e cogli abbasso!