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382 | Brani di vita |
il Santo narra a sua difesa contro i Cappellani del Duca Gotofredo che lo accusavano di avarizia. Dice dunque nelle sue Epistole (Lib. V, 13) che mentre egli celebrava la messa, le signore del Principe offrirono denari. Non dice quanti, ma dice “Bizanteos” e i bizanti, monete d’oro che oggi varrebbero ciascuna più d’un “marengo”, erano certo in numero plurale. Monsignore avrà detto messe forse più lautamente compensate, io non lo contrasto; ma è certo che San Pier Damiano e il monaco che lo serviva (monachus noster Paulus) da tanto che ci tenevano, dimenticarono le monete sull’altare. Intanto un Cappellano del Duca le vide e le intascò e questo mi sorprende meno che la dimenticanza del Santo. Comunque il Cappellano fu scoperto, volle restituire, ma Pietro Peccatore, come egli si chiamava per umiltà, non rivolle il denaro e chiese ed ottenne la grazia del Cappellano ladro.
Lo dice lui e ci credo, come ci crederà Monsignore; al quale, se lo potessi interrogare, chiederei se in un caso simile non penserebbe piuttosto a far attaccare la pariglia ed a salire in carrozza per recarsi a denunciare all’autorità competente il furto patito. E badi ancora; non dico con questo che il dovere suo, il suo episcopal ministero, lo obblighino ad imitare la evangelica condotta del Santo di cui ha celebrato il centenario. Tutt’altro. La legge punisce i ladri tanto se rubano a Monsignor Cantagalli che al Santo Cardinale Ostiense, buon’anima sua. Ma chiedo solo e con qualche sorpresa nel chiederlo, se, quando si cerca e si spera di trovare e di rifare