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siderare lo stato di irritazione in cui si trova per solito chi si crede ingiustamente gravato e, non badando alla parola, vorrà valutare soltanto l’intenzione di chi scrisse.

La prego dunque, Onorando Signore, di voler scorrere queste povere pagine con quella equanimità non prevenuta che deve essere dote preziosa del Magistrato ed anche della S. V. Illustrissima. Spero e chiedo di esser prosciolto dall’accusa e, se non lo fossi, con ben altre e più numerose pagine dovrei stancare la pazienza dei miei Giudici: poichè, negatami la facoltà delle prove, non ho altro mezzo di difesa che questo.

E invocando di nuovo la sua cortese attenzione, passo col debito ossequio all’onore di dichiararmi

Della S. V. Ill ma

Devotissimo
Olindo Guerrini


Onorando Signor Giudice Istruttore,

Sono imputato d’ingiuria, e credo anche di diffamazione, da Monsignor Giovacchino Cantagalli, Vescovo di Faenza, per quattordici versi (bruttini è vero) inseriti nel periodico “Il Lamone” e pubblicati in quella città.

Mi dicono, e senza maraviglia lo credo, che Monsignore non si presenterà all’udienza e negherà la facoltà delle prove. Se così fosse, Ella, Onorando