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Suum cuique tribuere 365

suo cuore per aver fatto del bene a lui e del male agli altri!

Finita la corona, spense ad uno ad uno i moccoli, quasi chiedendo scusa ai santi di gesso e andò in punta di piedi nella camera da letto. Zì Marù russava stertorosamente come per dispetto e Don Vencenzì si spogliò con precauzione per non destare il drago addormentato. Ma rimasto in camicia, non potè resistere ad un ultimo impeto di tripudio. Col candeliere nella sinistra, si piantò sulle gambuccie torte davanti allo specchio dell’armadio e sorrise beatamente alla sua imagine sciocca che gli rimandava un sorriso rimbambito, ma secondo lui, eroico. Si tirò il berretto da notte sull’orecchio destro, alla sgherra, contemplò soddisfatto il dondolìo del fiocchetto bianco e picchiando con gesto melodrammatico il palmo aperto sulla pancia piriforme, disse: La Giustizia sono io!!

E spense il lume.

Don Vencenzì, a quando in Cassazione?