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SVVM CVIQVE TRIBUERE


Don Vencenzì, Cavaliere della Croce d’Italia e Presidente del Tribunale, sull’imbrunire era solo nel suo scrittoio.

Lo chiamava scrittoio e non studio per un vago ricordo del parlare toscano, poichè era stato pretorucolo in non so qual buco di Maremma, ma certo in quello scrittoio Don Vencenzì ci scriveva poco perchè aveva sempre vissuto in mediocre armonia colla grammatica e la penna gli faceva ribrezzo come una serpe. Il fatto è che il preteso scrittoio pareva piuttosto un tempietto sacro ai Lari domestici, perchè sopra un asse, lungo il muro, stavano in fila quattordici statuette di gesso, da Sant’Antonio a Santo Espedito, ammesso lì per ultimo per guastare il malaugurio del numero tredici.

Don Vencenzì aveva acceso quattordici candelotti ai suoi quattordici protettori e tutti con un fiammifero solo; cosa che egli riteneva di buon augurio,