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Un bacio di Garibaldi | 351 |
pranzo, si levò dicendo: — Andiamo a vedere il Dottore! —
Non è una cosa piacevole visitare i malati levandosi di tavola, e specialmente quelli che fanno poco buon pro, ma i commensali seguirono Garibaldi in casa del Dottore. Il Generale si avvicinò al letto dove giaceva il povero tribolato e gli fece coraggio con quella sua voce che aveva tante inflessioni di carezza e di dolcezza. Il malato non diceva che “grazie” e piangeva. Si sapeva che doveva morire e la scena faceva impressione a tutti.
Venne il momento della partenza e Garibaldi, dopo un altro “Coraggio, Dottore!” si chinò sul letto e baciò, dico baciò, quel povero viso tumefatto ed orribile di moribondo e se ne andò tranquillo, come se non avesse compiuto uno di quegli atti eroici per cui si canonizzano i santi. Quel bacio poteva costare la vita al Generale perchè la risipola è infettiva, ma Garibaldi, pur di consolare un disgraziato che moriva, non badò allo schifo, non curò il pericolo e compì l’atto santo colla semplicità dell’eroe.
Sì, perchè quello fu veramente bacio d’eroe!