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dire la fucilazione entro 24 ore, mentre a denunciare si riceveva un grosso premio. Ebbene, nessuno di quei popolani tradì e tutti preferirono l’imminenza della fucilazione al premio. Nessuno fu Giuda.

Ne ho conosciuti parecchi ed uno specialmente, certo Lorenzo Fagioli detto il Nasone perchè il naso lo aveva veramente poderoso; faceva il pescatore di tinche e piccole anguille e le trappolava con certe nasse e inganni di sua fabbrica. Sempre di buon umore, aveva il difetto di credersi un filodrammatico insigne, mentre era un cane. Si credeva inarrivabile nel Don Desiderio disperato per eccesso di buon cuore, ma faceva pietà. Visse esercitando il suo povero e faticoso mestiere e negli ultimi anni ebbe una piccola pensione che gli risparmiò di passare in battello molte notti fredde e burrascose.

Ma non era questo che vi volevo raccontare.

Nel 1859 Garibaldi tornò a Sant’Alberto. Non era più il povero fuggitivo, trafugato di notte ed inseguito, ma il generale glorioso che aveva vinto tante battaglie! Tornava per riprendere le ossa della sua povera Anita e portarsele a Nizza.

Gli si diede un pranzo e le posate furono in gran parte quelle di casa mia. Che cosa pagherei per conoscere proprio quella che servì al Generale! Come fosse non so, ma il discorso cadde sul medico del paese (non ricordo più il cognome. Mi pare Padovani, ma non importa). Il poveretto moriva per una fierissima risipola alla faccia e si disperava per non poter vedere Garibaldi. Il Generale parlò poco, mangiò meno, come era sua abitudine e, finito il