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Il centenario del Liceo Rossini di Bologna | 329 |
Il primo direttore fu il padre Mattei, il migliore allievo del Martini, che però dovette deporre la tonaca e rivestirsi da galantuomo. L’instituzione era e rimase municipale e i frutti che se ne ebbero furono eccellenti. Basti solo il dire che da questo Liceo uscì Gioacchino Rossini.
E l’instituzione vive ancora florida e fertile, lieta di aver compiuto i suoi cent’anni da poco e lietissima poi di averli compiuti facendo bene quel che le era stato commesso di fare.
La piazzetta Rossini, sulla quale si apre la porta del Liceo, vede passare i giovani e le ragazze, affrettati, cogli scartafacci e gli strumenti sotto il braccio. Poi, come da un operoso alveare, esce dall’antico convento un ronzìo di suoni confusi, di strepiti senza figura, di cacofonie senza forma. Sono gli allievi che studiano nelle varie scuole e i suoni si mescolano e si confondono tanto da far dubitare che ivi sia proprio l’albergo dell’armonia.
Studiano e sono molti. Solo le scuole di pianoforte sono tre e dirette da tre maestri il cui nome è celebre; e studiano davvero.
Il pianoforte! Quanti facili epigrammi sulle ragazze che studiano il pianoforte! (anch’io ne son reo!) Solo contro le suocere se ne aguzzarono altrettanti! Ma se una vicina che ripete cento volte uno studio è poco simpatica, non bisogna essere poi troppo egoisti.
Pensate alla somma di coltura musicale che quelle ingenue strimpellatrici hanno introdotto in tante case serrate ad ogni alito d’arte, sia pure primitiva.