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logna è quello di aver aperto le porte al Bach e all’Handel allora, come le aperse poi al Lohengrin altrove deriso e consacrò il Mefistofele altrove miseramente caduto. Certo, errori di gusto se ne commisero anche qui, ma di questi meriti va tenuto buon conto.

Comunque, alla fine del settecento, il centro musicale cominciò a spostarsi. Milano, divenuta capitale della Repubblica, poi del Regno, più atta per indole al commercio ed all’industria, favorita dalla posizione e dalle comunicazioni e dalla fama dei suoi spettacoli, assorbì gli artisti migliori, vide prosperare case editrici e formicolò di impresari e di intermediari.

Tuttavia Bologna era stata e rimaneva illustre per l’insegnamento. Nel regno della teoria teneva ancora facilmente il primato e, sul principio del secolo nuovo, nacque e prese forma l’idea di farne una Università musicale, un tranquillo asilo di studi superiori, non più frammentati e divisi in lezioni private, o quasi, di vari maestri, ma coordinati e disposti ad un fine supremo; quello di fornire agli allievi tutto quel sapere che è necessario ai maestri, l’istrumento insomma sul quale il genio avrebbe dovuto poi cantare le proprie glorie. Il solo istrumento, poichè, purtroppo, il genio non è dato dalla scuola.

Ordinato tutto, uscì questo laconico avviso:

REPUBBLICA ITALIANA
anno iii

Nel giorno prossimo venerdì 30 cadente novembre alle ore 11 ant. si terrà la funzione dell’apertura solenne del Liceo filarmonico già indicata nel Proclama prec. pubbl.

24 novembre 1804.