Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/335


Aurelio Saffi 325

repubblicano convinto, cospiratore e combattente, può dire quanto egli fosse ingenuamente e profondamente buono. La sua tolleranza per l’opinione altrui arrivava fino allo scrupolo e la dolcezza dell’animo aveva delicatezze femminili.

Quest’uomo che l’odio di parte può aver accusato di sete di sangue, non aveva affatto il senso dell’odio e, non solo non avrebbe scientemente fatto del male al suo peggiore nemico, ma nell’animo suo sereno non conosceva nemici. Vedeva le cose e gli avvenimenti dall’alto e dalla piccola realtà saliva subito alle idealità e, se volete, anche alle illusioni di una filosofia umanitaria e generosa. Gentiluomo corretto senza rigidezza, ma gentiluomo in tutto, nella vita intima e nelle relazioni col mondo, aveva tenuto fede agli entusiasmi della sua gioventù, come un cavaliere antico alla sua dama, e quell’anima candida che gli scritti mercenari dicevano piena di chi sa quali indegne sozzure, era piena di vera, di ammiranda nobiltà.

E chi non lo conobbe può sincerarsene leggendo i suoi scritti, raccolti con pietosa e intelligente cura dalla gentildonna che gli fu degna compagna nella buona e nella rea fortuna. Nel terzo volume, si contiene il seguito della storia di Roma dal 1846 al 1849, e tratta appunto dei tempi più combattuti in cui il Saffi triumviro dovette conoscere il fiele degli avversari e la responsabilità del potere. Ebbene; non una parola amara, non una recriminazione, non un’accusa, ma un racconto impersonale dei fatti ed una discussione alta e serena dei diritti. Se per la forza delle