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324 | Brani di vita |
docenti, i giovani e gli uomini maturi. La sua voce era un po’ velata, ma la sua parola era calda, abbondante, sicura. Ragionava serrato, senza conceder nulla alle facili frasche dell’eloquenza retorica, egli, che era stato detto tribuno! Parlava di scienza soltanto e rimaneva sempre nelle regioni più alte del diritto, senza perciò dimenticare che la scienza non val nulla se sdegna l’applicazione della pratica. E da quelle lezioni si usciva colla impressione di qualche cosa di più grande, di più solenne che non siano le sottigliezze del giure o la discussione dei testi. Forse anche l’oratore suggestionava con quel suo volto di apostolo tranquillo ed equilibrato, quell’ampia fronte che aveva pensato tanto e quegli occhi chiari e buoni che avevano visto tanti trionfi e tante sconfitte, tante gioie e tanti dolori. Ma il triunviro non faceva dimenticare il filosofo: e quelle ore silenziose, tra gli ascoltatori affollati, sotto il fascino di quella parola, non si scordano più.
E conosciuto l’uomo, si rimaneva sorpresi. Ma come? Erano così questi cospiratori repubblicani che le caricature dipingevano colle fattezze dell’Orco che mangia la carne umana? Erano così fatti quegli uomini che la stampa conservatrice accusava di affilare i pugnali nell’ombra e di predicare l’assassinio? Non c’era delitto in Europa in cui non si vedesse la mano o la complicità di costoro e non c’era vituperio o condanna che paresse grave per simili malfattori. Ebbene, gli accusatori mentivano.
Chi ha conosciuto Aurelio Saffi, il confidente di Mazzini, il triumviro della Repubblica Romana, il