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304 | Brani di vita |
tefice doveva passare. Parlavamo sotto voce dolendoci della supplica andata a male, quando il mio vicino, meno letterato, ma più animoso di me, disse: farò la domanda io. Non gli credemmo.
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E il Papa venne, sempre accompagnato da quello strano silenzio che sorprendeva. Allora lo vidi bene, tutto bianco, un po’ grasso, colla testa alta, come di persona che conosce la propria autorità e con un sorriso immobile ed immutabile come lo hanno gli artisti di teatro. Era un bell’uomo e si vedeva subito che era il primo tra tutti dal passo franco e dalla distanza che lasciava tra sè ed il codazzo di vesti rosse, paonazze e nere che lo seguivano con un sommesso fruscìo di seta strisciata sui tappeti. Quando fu a due passi da noi il mio vicino trascinandosi sulle ginocchia gli si fece davanti e il Papa si fermò:
— Santità, non usciamo che due volte all’anno. Le chiediamo la grazia che ci lasci uscir sei volte.
Papa Pio IX guardò il ragazzo inginocchiato senza muovere la testa e con voce sonora e seccata, rispose:
— Due volte sono anche troppo!
E col suo sorriso invariabile, con la testa sempre alta, passò senza benedire. Il corteggio, fermato un momento, riprese taciturno la via e noi ci levammo avviliti e sgomenti. Aspettavamo una punizione, ma nessuno ci parlò dell’accaduto. Forse per