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298 | Brani di vita |
rivano distinti i colori complementari e si capiva bene che stampando sopra una carta al bromuro trattata collo stesso bagno, sarebbero apparsi i colori normali e desiderati. La fotografia colorita direttamente dalla natura era trovata. Spezzai la lastra e gettai il bagno, perchè l’occhio che mi spiava non indovinasse; ma avevo paura.
Bisognava fuggire subito, correre fuori d’Italia per rendere utile a me ed agli altri il segreto. Qui, non appena ne avessi cominciato l’industria, ero troppo certo che l’agente l’avrebbe soffocata e strozzata colle sue tasse. Bisognava fuggire e tuttavia sentivo con spavento un passo leggero dietro di me, il passo di chi sorveglia. Se mi voltavo ad un tratto, vedevo un’ombra sparire, ma non ne potevo afferrare i contorni. Il cuore mi batteva forte per la fretta di fuggire e per l’ansia di andarmene inosservato.
Così, fingendo l’indifferenza di chi non pensa a nulla, mi avvicinai all’uscio e, presa la bicicletta, con un salto le fui sopra e via come il vento. Ma ecco che mi sentii subito inseguito da molti passi accorrenti e li sentivo vicini e non potevo guadagnar vantaggio per quanto arrancassi e faticassi. Erano i carabinieri che mi urlavano alle calcagna di fermare perchè la bicicletta non era bollata e non aveva pagato la tassa. La terribile parola mi assordava: “tassa! tassa!”
Volevo voltare a destra, ma in fondo alla strada vidi un crocchio di persone slanciarsi contro di me. Erano gli uscieri che mi correvano addosso, urlando: