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292 | Brani di vita |
fato della sepolta e perduta Spina pesa già sopra Comacchio.
Nè vale richiamare l’attenzione di chi può e di chi deve sopra questa tragica rovina che si approssima. Oh! se un fiume squarciasse gli argini e sommergesse le povere case, se un terremoto le facesse crollare o un incendio le incenerisse, oh, come la pietà della patria accorrerebbe volonterosa al soccorso, per carità delle vittime! Poichè è così! Ci commuove il disastro. Ma invece di provvedere da poi con l’elemosina meritoria ma tarda, faremmo ben meglio a provveder prima, ad esser pietosi e giusti in un tempo, a impedir le rovine e non a ripararle!
Chi sa, deve indicare i rimedi, e chi può, deve metterli in opera. Attendere è indegno e ingeneroso. Cacciate il Po, cacciate il Reno in queste inutili paludi, sanatele dalle acque isterilite, ridonate ad una immensa plaga e ad una città che si spegne la vita dei viventi. Studiate, cercate, provate, ma fate, perdio! che ormai n’è tempo. Date all’Italia, non più il lagno rassegnato di un popolo che soffre; datele una nuova provincia, la provincia di Comacchio, viva, ricca e feconda!