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di una provincia. È confinata tra due fiumi, il Po ed il Reno, che potrebbero ridurre le acque morte in campi floridi e fertili. La provincia di Comacchio aspetta una parola per emergere, ricca ed utile, dalla sua desolata sterilità; ma chi dirà mai questa parola?

Intanto una città intera che viveva della industria della pesca, poichè le acque inquinate dalle scolature dei piani limitrofi uccidono il poco pesce che resta, languisce e conta i giorni che la separano dalla sua fine. O emigrare o morire, poichè non c’è zolla che possa educare una spica.

Le dune che la separano dal mare non bastano ai pochi agricoltori che lavorano le sabbie mal feconde; ed anche il pesce emigra o muore.

È strana la tenacità con cui un popolo si chiuse, si abbarbicò sulla poca terra di questo deserto. Comacchio fu arsa parecchie volte, inondata, rovinata, ma gli abitatori tornarono, rialzarono le povere case, e risaliti sui loro agili battelli, ridomandarono alla natia laguna il vitto e la vita. Ma la gran madre laguna non ha ormai più alimento pei suoi figli e la rovina è imminente.

Non è molto, il comune di Comacchio, unico, credo, in Italia, non riuscì a pagare i suoi pochi impiegati. Imaginare il resto!

E si noti che non si tratta di una popolazione d’ignoranti o d’oziosi. Comacchio ha dato parecchi uomini illustri alla patria. De’ sentimenti suoi è testimonio il celebre episodio della fuga di Garibaldi, quando il comacchiese Bonnet, a rischio della propria vita, salvò su queste sabbie l’Eroe, presso ad