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Il Natale nella Lirica | 285 |
Dov’è l’affetto umile e profondo del Benivieni? È possibile passare i confini del buon giudizio in modo da accostarsi a questo madrigale del Petrucci?
Qual maraviglia che sì chiara splenda |
No, non si può esser più ebete di così!
Il settecento, il secolo dell’Arcadia inzuccherata, ci dà il Vittorelli che canta Maria come l’Irene delle sue anacreontiche, vale a dire con un sensualismo incipriato, mezzo mondano e mezzo biblico. E queste due quartine di un sonetto a Maria, ricordano, dice il Carducci, una madonna della pittura veneziana in una chiesa del Sacro Cuore:
Io t’amo; e il giuro per que’ tuoi sì begli |
Ma se costui mette un po’ di sensualismo gesuitico nella dolce Maria di Dante, pure in questi versi c’è