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Il Natale nella Lirica |
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dov’è la fede? Dov’è l’affetto? Non si trovano che concetti sgangherati. Cominciamo dal cav. Marino:
Uomo e Dio grande in cielo, in terra umile
Tra i disprezzi Gesù scopre gli onori;
Ecco ch’oggi adorato è da pastori
Pur nato appena in rustico fenile.
E se ben giace in rozza paglia o vile,
Per messi e trombe ha gli angeli canori;
E mentre sfoga in pianto i suoi dolori
Tributaria a sè trae schiera gentile.
Balsamo al suo languir salgono i fiumi,
E la sua nudità povera e bella
Veste di rose a mezzo verno i dumi.
O del divin consiglio opra novella,
Che fra glorie e miserie e nebbie e lumi
Sempre suole alla stalla unir la stella!
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Pompierata infame! Ma c’è di peggio. Lo Stigliani, l’avversario del Marini, unisce alla sciocchezza dell’antitesi la sconvenienza del pensiero:
Oggi è il dì che la Vergine fu madre
Del suo medesmo padre
E che dal sen di lei lo stesso Dio
A chiusa porta uscìo.
Oh maraviglia immensa,
Intesa (se dir lece)
Solo da chi la fece!
Partorisce la donna
E non ne perde il virginal onore,
Fa l’arbor frutto e non ne perde il fiore.
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Si può dir di peggio come pensiero e come forma? Eppure il cavalier Frà Tommaso Stigliani credeva