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Il Natale nella Lirica 279


Ma nel secolo seguente, il secolo degli umanisti, del paganesimo che ricomincia, non è più al bambino che si volgono gli affetti ed i canti; è alla madre, alla donna. Lorenzo il Magnifico si raccomanda al cielo per paura dell’inferno e quando nella lauda sesta par che voglia celebrare il natalizio del cristianesimo, si rivolge a Maria e non più all’angeluccio piccolino dell’umile Jacopone. Dice bensì:

Tu Maria fosti onde nacque
     tanto bene alla natura;


ma si volta subito alla donna, ed in lei loda, più che altro, la bellezza;

Quant’è grande la bellezza
di te vergin santa e pia!
.     .     .     .     .     .     .     .     
Con la tua bellezza tanta
la bellezza innamorasti.
O la bellezza eterna e santa
di Maria bella infiammasti.
Tu d’amor l’amor legasti,
Vergin santa dolce e pia.


D’allora in poi è rimasto qui quel che i protestanti chiamano mariolatria. Lasciamo in un cantuccio queste discussioni di lana caprina; ma notiamo questo, che nell’arte nostra c’è stato sempre piuttosto il culto della madre che della vergine. Quante sono le belle madonne del quattro e del cinquecento che non portino in braccio il bimbo testimonio della loro santa maternità? A questa mite e umana immagine si rivol-