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274 Brani di vita

santità della madre e la speranza del nato. L’arte, che riprende spesso il tema della Natività, sempre nuovo dopo tanti secoli, l’ha ormai spogliato dalle decorazioni consuetudinarie, dai voli d’angeli e dai nimbi simbolici. Le Madonne del Morelli o del Barabino non sono che donne, ma sono madri felici, tripudianti di gioia nel bacio della creatura e la gloria del loro sorriso celebra il trionfo della maternità.

Da per tutto dove la parola del Cristo bandì la novella della eguaglianza degli uomini davanti l’incorruttibilità della giustizia; da per tutto dove l’alito d’amore che volle rinnovare i cuori e i costumi, susurrò le parole della pace agli uomini di buona volontà; da per tutto risuona l’allegra canzone del Natale. Non tutto il dolce sogno del Nazareno fu coronato dalla realtà ed egli forse n’ebbe un triste presagio quando, nell’agonia, si dolse d’esser abbandonato dal Padre. L’ideale della fraternità umana e dell’esaltazione degli umili è ben lontano ancora, nelle nebbie dell’avvenire; ma le campane che salutano il Natale, salutano altresì l’ideale secolare di un trionfo del bene, cantano l’inno di una speranza che non morirà mai nel cuore degli uomini.

Non v’è angolo più riposto di quel mondo che non fu sordo alla buona novella, non v’è tugurio, non v’è palazzo dove oggi non si dica la parola della pace. Dalle viscere delle miniere, dalla tolda delle navi erranti nel buio della tempesta, da ogni cuore non impietrato dall’egoismo, si alza al cielo la gran parola: pace!