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Un dilemma 253

non solo, ma aveva trasferito in altri la sovranità di diritto e riconosciuto quella di fatto, obbligando ancora i successori. Egli dunque si credeva in diritto di farlo.

Lasciamo stare che Pio VII fece molto di più e rinunciò al potere temporale in Fontainebleau, ma si ricredette ben presto e, benchè infallibile, si ritrattò. Qui è da notare soltanto che, almeno per le Romagne, cent’anni sono, il pontefice emise totale e pubblica rinunzia. Nè vale il dire che gli fosse imposta colla violenza, poichè la via per la fuga era aperta e preparata e il nemico tuttora lontano da Roma.

Ora tutti ricordano le proteste pontificie per la perdita delle stesse Romagne nel 1859 e più avanti; proteste che non si limitavano alla disapprovazione o alla condanna di un atto riputato violento, ma che si basavano sopra la necessità della conservazione integrale del poter temporale. Il cardinale Antonelli dichiarava essere “l’integrità del dominio temporale della Santa Sede essenzialmente connessa col libero esercizio del supremo pontificato”; e Papa Pio IX, esser dovere del suo gravissimo ufficio ed obbligo di solenne giuramento “fortemente difendere i diritti e i possessi della Chiesa Romana e costantemente sostenere il principato di questa Apostolica Sede e trasmetterlo intero ai nostri successori come patrimonio di S. Pietro". Si sostenne insomma la tesi della inalienabilità. Il Papa che cedesse sarebbe spergiuro. Non si può. Non possumus.

Ora si domanda: chi era in errore? Il Papa di allora o il Papa di adesso? Sbagliava Pio VII o Papa Pio IX?