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242 | Brani di vita |
il cardinale Vives y Tuto che si ristora delle fatiche del Conclave. Benchè in molte cose non andiamo d’accordo, pure la latinità della razza ci riunisce e, sciabolando a vicenda la lingua di Dante, di Cervantes e di Cicerone, c’intendiamo. S. E. mi ha raccontato molte storie del Conclave, ora tragiche, ora comiche, ma io non voglio abusare della sua confidenza e qui non è il posto.
Mentre le scrivo, l’orologio dell’albergo suona le ventitrè. A Milano è notte fitta, ma qui, dove in questa stagione il sole non tramonta mai, veggo il suo disco leggermente roseo che rade il mare all’orizzonte senza tuffarcisi.
Sulla spiaggia, alcuni di questi inglesi hanno pagato due bottiglie di acquavite agli Esquimesi per godere una corsa di kajaks. E i kajaks sono certi sandolini fatti con un’armatura di legno leggero e coperti di pelli di foca. Il rematore quando è seduto, si abbottona le pelli sino al mento, così che il sandolino e la persona diventano una cosa sola. Fanno cose incredibili! Li vedo spesso rovesciare sè stessi e il sandolino di fianco e, girando sotto, raddrizzarsi in un lampo dall’altra parte. Quando si vede il fondo del sandolino a galla, si rimane senza fiato, ma la testa lucida dell’esquimese appare subito, e il sandolino si raddrizza e via, come se niente fosse. Domenica scorsa ci si provò uno svedese, ma, quando fu a capofitto, non riusciva più a rilevarsi. Fu soccorso prima di annegare e ci vollero molte frizioni esterne ed interne (brandy) per rimetterlo in sesto.