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Castel Debole 229


Ma sentiva anche le donne parlare sottovoce, ed ogni parola rivelatrice era un nuovo assalto. Sentiva sciogliere i cordoni, e le vesti cader sordamente a terra, ed egli si chiamava vile perchè gli veniva l’idea di turarsi le orecchie. La sabbia scricchiolò sotto un piede ignudo che scendeva al fiume, e a un tratto la voce argentina di Elda vibrò nel silenzio, dicendo: — Ah, come è fresca!

La madre dietro ai carpini rispose: — Avanti! avanti!

Il fiume non è profondo, ma dopo alcuni passi fatti con l’acqua sino alla caviglia, si trova improvvisamente uno scalino giù dal quale si dà un tuffo sino alla cintola. Manardo ascoltava suo malgrado il rumore del piedino di Elda nell’acqua, allorchè la giovinetta gittò un grido di spavento. Egli si trovò ritto senza saper come, e.... guardò!

Elda aveva gridato dando il tuffo sino alla cintola nell’acqua fredda. Non era nulla ed ora rideva; ma.... era il plenilunio!

A quella fascinatrice rivelazione della bellezza, Manardo rimase con gli occhi sbarrati, coi nervi tesi e il singhiozzo nella gola riarsa. La fanciulla, ignorando di esser vista, concedeva tutto il candore delle forme agli sguardi del giovane. Rideva, e le divine curve del torso emergevano dall’acqua che le aveva abbracciate con una carezza fosforescente. E ritta sulle anche, sotto i baci della bianca luna, levò le braccia e le portò indietro per sciogliersi i capelli, lasciando ingenuamente trionfare tutta la gloria della sua virginea e superba nudità.