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Finta battaglia 221

nimità della loro traspirazione. Gli ufficiali all’ombra bevevano ova fresche ciarlando tra loro come se nulla fosse accaduto e, più sotto, alcuni soldati affettavano colla sciabola certi melloni che parevano l’espressione vegetale della colica. Un chiasso allegro, un va e vieni instancabile, un chiamarsi, un rispondere, sghignazzate, canzoni a mezza voce, comandi, nitriti, latrati, grugniti, chiocciar di polli spaventati, tutto faceva più viva, più originale la scena. Ad un tratto ecco il maggiore di galoppo. Silenzio perfetto e subito.

Veniva a dar gli ordini della partenza. Nel passarmi vicino mi gridò: — Ha visto come ci siamo riusciti! — E se ne andò senza aspettar la risposta. Io sarei stato capacissimo di rispondergli che avevo visto e che me ne rallegravo, ma invece non avevo visto niente e mi seccava d’aver fatto la.... guida.... Anche le bugie sono una gran bella invenzione.

Così era finita la battaglia. Mezz’ora dopo, io ritornavo indietro tranquillamente, come se tutto il caldo, tutto l’entusiasmo di poco prima non lo avessi mai provato. La quiete era tornata dappertutto. Sulla vetta del colle mi fermai, e mi giunse distintamente all’orecchio la vocina che prima delle cannonate cantava:


Ti voglio bene assai....


I carriaggi ed i cannoni rumoreggiavano rotolando nella valle: un denso polverone indicava la marcia della fanteria. Guardai giù come per salutare tutti,