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FINTA BATTAGLIA
La tentazione era troppo forte. Avevo un bello stringere le mascelle come uno che subisca una operazione chirurgica, avevo un bel predicare dentro di me che ci vuol costanza, che gli impegni presi sono sacrosanti, che dovevo tirare avanti a scrivere. Ma la finestra era aperta, il villino è sul monte e, solo a muover gli occhi, vedevo laggiù Bologna e tutta la pianura azzurra sino all’orizzonte. Inutilmente, per allontanare l’occasione, avevo socchiuso le persiane e m’ero rimesso al lavoro. Un raggio di sole, di questo caro sole d’ottobre, pallido come un convalescente, tentatore come una donnina timida, si ficcò tra gli sportelli e venne giù diritto nel calamaio mentre v’intingevo la penna. Sant’Antonio non ci avrebbe durato, ed io buttai per aria tutto, presi il cappello e, facendo cento transazioni ipocrite con la coscienza, volli darmi ad intendere che l’ottobre essendo mese di vacanze, potevo fare a meno di scrivere, chè anzi