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di sicuro. Conclusione non pessimista, ma interpretativa dei versi squisitamente dolenti che la riguardano. Con che accenti di pietà non fa il Poeta parlare Francesca? Ma tuttavia la condanna pel suo peccato, come condanna qui questa enigmatica Pia, perchè sembra che quasi lo faccia compiangendo e a malincuore.

Questo Canto insanguinato, questo Canto degli ammazzati, che comincia colla strage di Jacopo del Cassero, scannato come una fiera inseguita dai cani e dai cacciatori fino tra le cannucce e il braco; che seguita con Buonconte, morto invocando Maria e facendo croce delle braccia, strappato al demonio per generosa pietà del Poeta che lo ebbe avversario; finisce poi col fioco lamento della peccatrice pentita e riconciliata con Dio. C’è un degradare voluto dall’orrido al pietoso. Dopo una introduzione narrativa e piana, si ha un episodio a colori violenti, cui segue un altro dove la ferocità ha minor risalto, finchè si giunge alle sfumature indecise che velano la Pia, questa Sfinge che ci guarda cogli occhi che domandano pietà e nascondono un segreto. Artificio, se si vuole, di ingegno costruttore e calcolatore, ma arte altresì eccelsa, afflato del genio, testimonianza ed affermazione, onore e gloria dell’italianità nel mondo. Da per tutto dove la dolce favella toscana è capìta, da per tutto dove il sì suona, oltre

                              La ruina che nel fianco
Di qua da Trento l’Adice percosse


oltre l’amarissimo mare, guardato

Sì com’a Pola presso del Quarnaro