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Il primo passo 9

tavolo, e non ebbi altra risposta che una lunga serie di grugniti che non sapevo se approvativi o improbativi. Quando ebbi finito di parlare, non sentendo di là del monumento nessun segno di vita umana, tornai indietro, e trovata la porta a tentoni, uscii all’aria aperta. Oh, come respirai largamente! Era ancor freddo, ed il vapore del mio alito mi pareva il residuo del fumo aspirato nell’antro.

Per alcuni giorni lessi assiduamente l’Amico del Popolo sperando di vedermi stampato ed ogni giorno mi portava una disillusione di più. Finalmente l’articolo apparve in appendice!

Così stampato, mi faceva un altro effetto, mi pareva più bello, e l’avrò letto dieci o dodici volte di fila. Non descrivo l’emozione e i palpiti dello sciagurato che ha peccato la prima volta in tipografia. Ferdinando Martini ha descritto tutto con un verismo così preciso, che mi rimetto a lui.

Pareva anche a me che tutti in quel giorno dovessero guardarmi. Ero superbo come Nabucco e guardavo d’alto in basso l’intera umanità. Pero, passeggiando fuori di porta, in un vicolo dove bisogna camminare con precauzione, vidi l’Amico del Popolo stracciato a pezzi e steso a terra come vittima di una faticosa battaglia. Torsi il viso e le narici con dispetto, quasi fossi stato personalmente offeso. Ahimè! Da che altezza precipitai!...

Questa è la vera e precisa relazione del mio primo passo sulla via della pubblicità.

Compiangetemi.