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PICCOLO COMENTO

AL CANTO V DEL PURGATORIO


Il Poeta, lasciato il luogo dove purgano le peccata loro i negligenti e i pigri cheindugiarono a pentirsi fino all’ultima ora, lasciato l’accidioso Belacqua che oggi si manderebbe al Manicomio e non al Purgatorio, come demente abulico e degenerato, seguita a salire l’antipurgatorio e incontra le ombre di coloro che, sorpresi da morte violenta, poterono, prima di spirare, pentirsi perdonando. Le ombre si maravigliano che il Poeta non sia permeabile ai raggi, rotti, come apparivano, dal corpo suo.

Io era già da quell’ombre partito
     E seguitava l’orme del mio Duca,
     Quando, diretro a me, drizzando il dito,
Una gridò: Ve’, che non par che luca
     Lo raggio da sinistra a quel disotto
     E come vivo par che si conduca.
Gli occhi rivolsi al suon di questo motto
     E vidile guardai per maraviglia
     Pur me, pur me e ’l lume ch’era rotto.