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Nel bosco | 105 |
soldati della Chiesa accasermati su quelle cime, ma pronti a discendere al combattimento non appena l’obbedienza li chiami. E in quei boschi stessi, dove il paganesimo avrebbe visto animarsi la natura e i fauni uscir dalle macchie e le ninfe dalle fonti e dagli alberi, il fedele non trova più che la tradizione di spaventose lotte de’ santi coi diavoli, impressioni miracolose di piedi e di mani nel sasso, sabbati di streghe, reliquie paurose delle pugne antiche tra il cristianesimo e la natura. È prescritto che la creatura debba amare senza fine il Creatore, ma odiare senza misura il creato. La legge di Cristo, che in principio fu d’amore e parve un socialismo uguagliatore ed umano, dopo il trionfo divenne legge di odio universale, santificazione di tutte le tirannie più bestiali e feroci.
Ma il mondo si muove. Alle Esposizioni i soddisfatti vanno vedendo con terrore i prodromi di quell’arte dagli intenti sociali, che videro già e maledissero nelle lettere. Tutto si agita, e chi tende l’orecchio sente i rumori misteriosi che fremono nella foresta quando il succhio comincia a risalire pei tronchi irrigiditi dall’inverno e le gemme inturgidiscono e nel silenzio si desta la vita. Già si comincia ad amare il mondo ed a cercarvi quel che ci promisero al di là della tomba. Sfumano i vecchi ideali, sogni senza forme precise, aspirazioni indefinite ed oziose ad un bello intangibile, ad un bene impossibile, e comincia la ricerca assidua della verità definita, del bello e del bene che possiamo raggiungere. Non c’è bisogno di una Sibilla Cumea per