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è delitto di lesa maestà sostenere il contrario, ma che non c’è un articolo al quale o l’arbitrio di un Ministro o l’abilita di un curiale non abbia fatto uno strappo. Ditegli che quella legge invecchiata ha degli articoli caduti, per forza, in desuetudine; altri così bigottamente ridicoli che provocherebbero uno scoppio di indignazione contro chi ne sostenesse soltanto la possibilità, come quello che sottopone al visto del vescovo i libri di argomento religioso che si stampano nella diocesi, e ditegli che, a dispetto di questo, noi siamo costretti a dire che lo Statuto è ottimo, a venerarlo, o ad aver a che fare col Procuratore del Re se non lo trattiamo bene; e il buon Marco Tullio non sarà meno sorpreso che della sua salita quasi verticale sul monte.

Accostatevi al Romano, come si fa tra coloro che sono rinchiusi nella stessa carrozza, e domandategli in confidenza che cosa pensa di tutto questo. È avvocato, quindi loquace, e ve lo dirà. Vi dirà che mentre i progressi meccanici, positivi; riguardanti le cose necessarie od anche di lusso, lo hanno compreso di maraviglia indicibile, trova però che in tutto il resto siamo forse più indietro di quel che si fosse ai suoi tempi. Religione, governo, morale, non sono dei primordi dell’impero, ma del basso impero. Oh, la sa lunga Marco Tullio Cicerone!

Vedete un poco che matte idee fa nascere la nebbia in montagna!