Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/109


Nebbia in montagna 99

macchinismo più complicato che non ci voglia a fabbricare un orologio di precisione, tanta è la moltitudine dei controlli, dei capi divisione, dei capi sezione, protocollisti, ragionieri e copisti che occorrono per ordinare la spesa di cinque lire.

E per finirla con tutte queste sorprese di Marco Tullio Cicerone, che potete moltiplicare a piacere, dategli a leggere lo Statuto del regno d’Italia in una carrozza della ferrovia funicolare del Vesuvio; dategli insomma due diverse maraviglie sott’occhio.

Come stupirà il facondo oratore salendo sicuramente un piano inclinato pericoloso, seduto tranquillamente sui cuscini imbottiti, guardando il magico golfo, le rive ridenti dove anch’egli aveva un giorno una splendida villa! Così l’uomo ha trionfato degli ostacoli della natura, ha portato la comodità dove non era che il pericolo, fa fatto prova di un maraviglioso ingegno nel servirsi di tutti i mezzi offertigli dalla natura e nel superare le forze inerti a lui contrarie coi prodigi della meccanica! A quell’altezza, su quel monte infocato, in faccia ad uno dei più splendidi spettacoli che sia dato all’uomo di contemplare, bisogna pure che il Romano prorompa in tutti i mehercule latini, in tutte le esclamazioni incomposte dettate dall’istinto, non per esprimere, ma per testimoniare il proprio sbalordimento.

Fategli leggere poi lo Statuto, un accozzo di articoli che vogliono esser la legge fondamentale di tutta una nazione, e che tutti i giorni sono cucinati in tutte le salse secondo il partito che governa. Ditegli che questa legge deve essere immutabile, che