e più mila anime, e da otto o nove miliardi di moneta, a che pro la diplomazia? La Morte ed il Fallimento stavano in procinto di mettere le parti d’accordo, senza bisogno di scomodare il Brunow e l’Orloff e tutti codesti altri signori, che convennero a Parigi. Il filosofo Cleante racconta un fatto, del quale egli fu testimone, successo tra le Formiche. Comecchè per ordinario mansuete, io non so come alquante Formiche di due tribù diverse, venute a rissa tra loro, si scambiassero di sconce battiture, e disgrazia volle che un Formicolone, assai reputato nel paese, restasse morto sul terreno. Di qui un ribollimento fra la tribù offesa: aprono il tempio di Giano: le armi brandiscono, le insigne drappellano ai venti e dato fiato alle trombe marciano in battaglia ordinata contro al nemico. Allo svoltare di un monte di grano incontrano le trincera avversarie, donde mercè un ponte di filo di paglia esce solenne ambasceria composta degli Anziani della tribù assalita. Accolta in parlamento, con parlare succinto uno di loro favellò: «sorelle! un tristo fatto accadde fra noi, e se lo cordogliate voi, noi non canzoniamo; però al successo non è rimedio. Ora che colpa abbiamo noi, se uno dei nostri vi ha ammazzato uno dei vostri? E che bel giudizio mostrereste voi se per ristorarvi della perdita di una Formica vi cacciaste nel repentaglio di perderne mille?