piace scegliere Flavio Vopisco, che tardi ne aveva vedute di molte, e tu sai che il Diavolo è tristo perchè è vecchio, e poi non sembra che pizzicasse di libertino: tutt’altro. Discorrendola pertanto con Giunio Tiberiano Prefetto di Roma egli scrive: "Oh! adesso come va questa faccenda, che fra tanti Cesari sieno comparsi così pochi Principi dabbene? Mira i fasti pubblici e ne conterai da Augusto fino a Diocleziano e Massimiliano una filastrocca, ma quelli che si possono citare senza cuoprirci la faccia sono Augusto, Flavio, Vespasiano, Tito, Cocco Nerva, il Divo Traiano, il Divo Adriano, Antonino il pio, Marco Antonio, Severo affricano, Alessandro il figliuolo di Mammea, il divino Claudio e il divino Aureliano. Sicchè tu vedi che gli imperatori buoni a qualche cosa si possono, si può dire, tenere chiusi nel pugno, avvegnadio Valeriano, che anch’egli fu buono, ebbe nemica la fortuna; onde un certo mimo, buffone di Claudio, soleva dire assai lepidamente che il nome dei principi buoni si poteva incidere sopra un anello. All’opposto contempla il diluvio dei furfanti, e dato anco un taglio ai Vitelli, ai Caligoli, ai Neroni, chi avrà stomaco di patire i Massimini, i Filippi e gentaccia altra siffatta? Però io voglio a cavarne fuori i Decii, i quali così nella vita come nella morte possono parago-