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chiavello ristretto a parlamento con Alfonso Lamartine, e parmi sentirlo dire proprio così: — odi, figliuolo; tu hai detto che se la Duchessa d’Orléans consigliata da te avesse profferito non so quali parole, la rivoluzione non sarebbe successa: ora vedi, queste cose non le avevi a dire, però che ti chiariscano addirittura bugiardo o gocciolone: bugiardo, s’elle erano, come ordinariamente accade tra voi altri francesi, sparate: gocciolone, s’ell’erano per lo contrario vere. Pon mente, donde la necessità di mettere sottosopra un Popolo se con poche parolette uscite da labbro di femmina si aggiustavano le faccende? Tu in cotesto modo favellando chiaristi la Repubblica essere stata posta sopra le spalle della Francia, come la croce su quelle di Cristo: tenere peggio che di lattuga le barbe della Repubblica, mentre per prosperare ha bisogno di cacciare profonde le radici più che di quercia, e desti avviso e conforto altrui per isvellerla e buttarla via pianta parassita o maligna. Ancora tu in altro metro cantasti l’antica canzona dei Principi quando alcun Popolo si leva, e non lo vogliono aiutare: ognuno per se, e Dio per tutti; ovvero per la Francia sono l’oro ed il sangue francesi: dovevi avere atteso a questo che i Principi fanno quando taluno di loro pericola: allora data tregua agli astii, reputandosi obbligati in solido ad avversare