Francesco insieme con un suo figliuolo. Ebbe questo bene avventurato Giudice nome di Giovanni Parenti e riuscì tanto perfetto nelle vie del Signore, che pe’ suoi meriti venne promosso a primo generale dell’Ordine. Con questa santa risoluzione egli giunse a scansare la pena dei malvagi giudici, avvegnachè sia da credersi, che gli uomini dabbene potessero esercitare il magistrato senza pericolo della salute eterna, come accadde appunto a santo Ivo, il quale zelando le faccende delle vedove e dei pupilli meritò la gloria del paradiso. Però come Asino scrupoloso io intendo riferire le osservazioni critiche che udii muovere nell’altra vita intorno a questo racconto, le quali si restringono nelle seguenti: che santo Ivo non era giudice, bensì avvocato; ma qui per via di confutazione opposero che l’obbietto non faceva caso, perchè la cosa andava fra il rotto e lo stracciato: e l’altra, che quando si ebbe a tirare su santo Ivo, dei quattro cavi a cui lo raccomandarono se ne stiantarono tre, e se non era san Cristofano prima, che trovandosi ad essere uno di quelli che tirava, gridò a tempo: acqua alle corde, come il genovese quando Domenico Fontana levò sopra la base l’obelisco in Roma, e san Francesco poi, che per onore dell’ordine accorse con un secchio pieno di misericordia di Dio, anche santo Ivo andava a rotoli a casa del diavolo. Ma forse