miraglio condannato a morte, con molta agevolezza gli verrebbe fatto di conseguire. Chabot fiero rispose: ch’egli non avrebbe potuto. Quinci la iniqua gara del re. Chabot sostenuto è consegnato al Cancelliere Poyet, il quale aveva preso a cottimo di condannarlo a morte; aguzza i ferri costui, fruga e rovista: nulla; non trova parte dove attaccare le zanne; da capo crivella il povero ammiraglio e non n’esce fuori altro che, stando a governare la Normandia, egli aveva riscosso senza diritto durante il mese di Aprile del 1536 ventotto soldi per barca incamminata alla pesca delle aringhe e lire sei per battello reduce col pesce; su questo fatto arzigogola non si sa come l’accusa d’ingratitudine, delitto che, a dire suo, secondo le antiche ordinanze meritava la morte; i suoi colleghi che sapevano qual buona lana ci si fosse intimaronlo ad esibire la ordinanza; non fu trovata e tuttavolta condannarono l’ammiraglio alla prigionia. Francesco I che per sgararla voleva la morte prese in odio il cancelliere che invece di vincerla l’aveva, per così dire, impattata; onde più tardi ordinò che appiccassero a lui la medesima accusa d’ingratitudine e lo condannassero e fu condannato. L’ammiraglio dimise, però che fosse giuoco come i re costumavano, ma in fine giuoco; col Poyet fece davvero ed egli ebbe a tirare il calcetto nella Bastiglia412. E come in Francia, nella