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il Serpente di Mosè con quelli dei Maghi; gli mangiò tutti e fece un Serpente solo, ma il Serpente dopo essersi empitosi vuotò, ed i Serpenti morti uscirono alla luce giudici vivi, i quali dissero che il codice di Giustiniano era il disordine in architettura, magazzino da rigattiere tra sè discorde troppo e vana sovente e spesso anche muto; però alle tenebre aggiunsero l’oscurità, il caos al disordine; l’abisso chiamò l’abisso: l’arie o il mestiere del curiale convertirono in alchimia; avere ragione parve cosa cabalistica: gente patentata l’ebbe a dire e gente patentata ad ascoltare; le sostanze dei cittadini in mano a costoro parvero il marinaio caduto in mezzo ai pesci Cani: ed avvertite che i parafulmini trovarono, ma il para—giudici e il para—curiali non gli seppero trovare. I Serpenti morti convertiti in giudici vivi a loro posta cominciarono a partorire vermi cucurbitini che non finiscono mai in forma di decisioni, e di queste una disse di sì, un’altra di no, la terza come tutte e due, la quarta le disfece tutte e tre; il Diavolo si turò le orecchie e fuggì via a guarire la emicrania, mettendosi a letto accanto la incudine della fucina dei Ciclopi giù a casa sua.
Gli uomini gli mandarono una solenne ambasceria, affinchè si degnasse imprestare loro Minos che nello Inferno giudica le cause con la coda409, ma ei non se ne volle dis-