forto. Altri scriva la storia del mondo e degli antichissimi suoi incoli co’ fossili scavati nelle viscere della terra; altri quella dei pianeti, occhi del firmamento: abbia chi vuole vaghezza di narrare le famiglie delle erbe e degli animali: frughino pure nelle rovine di Ninive, di Palmira, di Persepoli e e di Egitto: a me se l’ingegno e la comodità bastassero vorrei esporre la storia del Te Deum; storia complessa, molteplice, profonda; storia comprensiva di ogni altra storia, anzi di ogni facoltà, di ogni scienza dalla Teologia fino all’Ortopedia. Incomincerei, a mo’ di esempio, per raccontare come l’arcivescovo di Siena, nel 1799, udendo rotti i Francesi dagli Austriaci e dai Russi in Italia, andasse difilato al tempio a cantare il Te Deum in ringraziamento a Dio (quasi Dio si prendesse cura dei Russi e degli Austriaci e quasi che, cacciato uno straniero ed entratine due, si potesse senza bestemmia dire liberata la Italia); come nel bel mezzo della ceremonia il generale Miollis, venuto coi suoi Francesi in Siena, il Te Deum rimanesse in asso; come chiamato a sè l’arcivescovo e fattogli un cappellaccio, gli ordinasse di tornare in chiesa e finire il Te Deum per conto suo. L’arcivescovo, inchinato il generale, gli disse: — magari! se non vuole altro la sarà servito — e ridottosi al tempio del Signore compiva pei Francesi l’inno Ambrosiano che pei Rus-