lenne; ad Alessandro Macedone che cantava il padre Filippo rimprocciando disse: vergògnati. — Essendo domandato più tardi al re Pirro in un certo concerto quale gli paresse migliore suonatore di Pitone o di Cafisia, rispose: il capitano Polispenonte; dando in questa guisa ad intendere che ad un Re non convenisse avere notizia di siffatte frivolezze, ma sì unicamente delle faccende guerresche e delle arti di governare i popoli400. Nè gli Ateniesi ebbero buon gusto, quantunque la fama li predichi elegantissimi fra i popoli di tutta la terra in fatto di musica, avvegnachè Antegenida musicante vedendo com’eglino dispettassero certo suo egregio alunno ebbe a dirgli tutto commosso: orsù, suona dunque per le Muse e per me401. Dei Romani non parlo. Scipione Emiliano e Catone il Censore avevano cari i musici come il fumo agli occhi; dannosi alla libertà, peste dei buoni costumi; onde anche più lardi, quando l’antica rigidezza era non poco decaduta, Augusto per mantenersi in buon odore si astenne dai canti e dai suoni. — La religione di Giove poco se ne avvantaggiò ed elesse modi semplici: quella di Cristo per lungo tempo ne rifuggì. Santo Atanasio, trovato avendo la musica in chiesa, ne la bandiva; Santo Ambrogio ce la introdusse da capo. Sant’Agostino, secondo il solito, avverte nelle Confessioni essergli venuta la