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e papa Giulio morì il 21 febbraio 1513. Potrei allegare, che dettando l’Asino in prigione, luogo privo di ogni comodità e pieno di ogni molestia, non potei sincerarmi su i libri, e nella mia memoria successe di equivocare tra Giulio della Rovere e Castruccio Castracani, che morì per lo appunto di scarmana un mese dopo la presa di Pistoia pel molto tramestare, ch’egli ci aveva fatto dintorno; ma ciò non verrebbe a procacciarmi venia, imperciocchè se in prigione stetti, anco ne uscii, e non mancò agio a riscontrare.
Intorno a quanto fu scritto di Gregorio XVI, della enciclica sua, e del ricco dono di Niccolò I, niente però è da emendare, o se emendare si deve, vuolsi correggere la temperanza soverchia con la quale fu parlato di cotesto Papa, di cotesta enciclica e di cotesto dono. Il gesuita smentisce il racconto, perchè da me fu affermato, che la enciclica mandavasi ai combattenti polacchi, mentr’essi avevano combattuto, perchè vinti. Oh! rimanere vinti non importa cessazione di combattimento, massime in materie religiose e morali: e se taluno dovrebbe saperlo, sarebbe Roma: ella arse i suoi avversarii quando lo potè fare, ne disperse le ceneri, e parle finita la pugna? Ella lo giudichi. Un giorno certo gesuita fu accusato (mi duole proprio nell’anima doverlo pubblicare) ladro di 12 fiorini: egli strillava non essere vero. — Lo