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sono venute in povero ed infelice stato, e con quanto amaro sudore conviene che comportino la miseria là dove sentono la loro vita essere trascorsa; e ancora immaginando come la gente sia vaga di udire cose nuove e specialmente di quelle letture che sono agevoli ad intendere, e massimamente quando danno conforto, per lo quale tra molti dolori si mescolano alcune risa..... io Franco Sacchetti fiorentino, come uomo discolo e grosso, mi proposi di scrivere la presente opera.» Narrasi eziandio di Don Pietro il giustiziere come, poichè nello acerbo duolo per la sua Agnese trafitta, sopra le piume invece di riposo trovò febbre e stridore di denti, erompesse fuori di casa e, seguitato da molta mano di fanti, i quali portavano torce a vento, baccasse per le vie di Lisbona dando fiato a trombe squillanti ed altri parecchi strumenti acuti e assordanti, strepitoso di furibonda allegrezza. I cittadini desti al rombazzo, quasi percossi da infermità contagiosa, si versavano per le vie unendosi alla lugubre comitiva, alternando insieme con quella tresche convulse e risa da frenetici, finchè l’alba sorgente rivelando agli uni le sembianze disfatte degli altri si separavano, quasi spettri, ricorrendo nelle domestiche mura per quietare l’anelito di cotesta gioia infelice1.

  1. Cronache del Portogallo, l. 1, p. 121.