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Tobia, tastato il polso al Lefever, conobbe ch’e’ sussultava, si fermava, sussultava da capo e da capo si fermava1, e così doveva essere, perchè Lefever moriva. Scompiglio deriva da malattia; che intelletto sano in corpo sano procedono olimpicamente sereni. Quando l’anima, bevuto tutto il liquore dell’angoscia, si è inebriata, non sa staccare le labbra dal tristo boccale e ci tracanna la follia rimasta in fondo: allora erompe lo sghignazzamento che ha virtù di sbigottire coloro, i quali non si commovono al pianto, imperciocchè la procella che l’imperversa dentro strascini il tuo pensiero, nel modo che i venti fanno della banderuola, i quali ne voltano la punta nella direzione opposta a quella donde essi soffiano: la morte hai nel cuore, e il riso trema su i labbri. Lo spirito umano ebbro di affanno corre in fuga disonesta, come le sacerdotesse di Bacco, anzi pure come i sacerdoti di Cibele urla, salta, mena strepito di scudi percossi e giunge perfino a fare di se medesimo strazio: non pertanto dura più infelice dei Coribanti, dacchè questi, favoleggiano i poeti, pervennero a celare i vagiti di Giove fanciullo al divoratore Saturno, mentre lo spirito non giunge ad attutire il grido interno che gli fa paura. Questo poi, se tu bene intendi, vedrai essere accaduto così presso i popoli e i collegi, come negl’in-

  1. Sterne, Vita e opinioni di Tris. Shandy, c. 210.