verso, chi per un altro della umana prosperità. Paolo IV, adoperandovi lo zelo di frate Sisto da Siena domenicano, ordinò che di un tratto dodicimila rarissimi volumi degli Ebrei di Cremona si avvampassero539; più bravo di lui il Califfo Omar con lo incendio della biblioteca di Alessandria per bene dieci mesi provvide, l’acqua di quattromila bagni pubblici si scaldasse: ed in questo altro ancora il Califfo superò il papa, che costrinse cotesti arnesi di male, prima di sparire dalla terra, a partorire qualche po’ di bene: all’opposto il papa vinse il Califfo nel buttare sul fuoco i libri con lo scrittore, che a tanta perfezione non giunsero mai ad elevarsi i fedeli di Maometto. Argomento di grave meditazione fummi altresì il racconto, che udii fare intorno ai Goti, i quali, invasa ch’ebbero la Grecia, da certo loro astutissimo capitano furono persuasi a lasciare intatte le Biblioteche; come quelle che servivano maravigliosamente a corrompere i costumi, e co’ costumi buoni a torre via ogni vigore alle anime, del pari che ogni gagliarda ai corpi. Per la medesima causa dal prelodato Califfo fu comandato s’incendiasse la biblioteca del Serapione, pauroso che i mal serbati libri i cervelli dei fedeli in Maometto ingarbugliassero: ed è ragione; ogni papa come ogni pastore bada a tenersi fermo il gregge tanto bipede quanto quadrupede per salvargli l’anima e tosargli la pelle: