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pendogli la parola di bocca avrebbe esclamato: — no Moisè, queste non sarebbero azioni da amici, e nè da nemici; va dove ti pare, conduci teco cui ti piace, pòrtati via il buono e il meglio dell’Egitto, anco le Piramidi, se ti accomodano, in tasca, che io non ti farò frugare dai gabellotti alle frontiere; ma per quanto amore porti al tuo Dio, non mi parlare di giornali, massime francesi.
Poter del mondo, a cui giovano i libri? Prima gli uomini attesero alle fabbrica della torre di Babele per dare la scalata ai cieli; subito dopo incominciarono a costruire una montagna di libri per seppellirci sotto il senso comune o, come vuole Vincenzo Gioberti, il buon senso. Il povero buon senso, come Encelado sotto l’Etna, badava dando volta a levarsi quella montagna da dosso; qualche volta erompeva; ma tanto è, spossato alfine tornava a cascarci sotto bocconi. Figùrati! Sulpizio scrisse fra gli antichi 180 volumi, Teofrasto 3000, Crisippo 700, Aristarco grammatico fino a 1000, Origine che la volle sgarare 300; dei più moderni non parlo; ma via, morire in cento tomi fu assai comune vezzo. In quanto a biblioteche, Demetrio Falereo raccolse in Alessandria 700,000 volumi, e questi dirimpetto a quella del Museo britannico era niente, il quale possedeva oltre a dodici miglia di scaffali pieni di libri538! Adesso io faccio questo conto